Vitalia - Alle origini della festa Il culto della Bona Dea

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Alessandro Giuli ricostruisce il volto e indagherà il nome di una misteriosa divinità venerata a Roma, il cui culto continua a sopravvivere fra i riti di tante feste popolari italiane. Il conduttore inizierà il viaggio da Ostia antica, raccontando di una dea vergine, sposa e madre, divinità dal nome segreto il cui culto era appannaggio di sole donne. La casta e feconda Signora della natura e degli animali, dea dei riti di passaggio femminili e della salute pubblica di Roma: Bona Dea. Proseguirà il viaggio nelle Marche, a Cupra Marittima, sulle tracce di una divinità misteriosa, senza volto e senza nome, Cupra: solo un aggettivo per descriverla, una parola sabina che in latino si traduce con Bona. Del santuario-emporio della dea a Cupra Marittima, il più prestigioso dell'intero litorale adriatico, rimane il mistero della collocazione e un'area cultuale di incontro e scambio tra i Piceni e i popoli che venivano dal mare o dall'Appennino. I Piceni, il popolo che si fece guidare in una Primavera Sacra dal picchio, l'animale che secondo la tradizione, prende il nome da Picus fondatore della città di Albalonga. Picus, il domatore di cavalli, come lo appella Virgilio, padre di quel Fauno che generò Bona Dea. Il conduttore mostrerà le feste popolari legate a questi due animali totemici della cultura picena: a Monterubbiano la festa che rievoca le migrazioni dei Piceni al seguito di Picus, la festa di Sciò la Pica, e a Ripatransone la pirotecnica processione del Cavallo di Fuoco. Incontrerà i geni del luogo che custodiscono la memoria degli antichi segreti legati al fuoco che tempra i metalli. Gli stessi segreti che i Piceni sfruttarono per realizzare degli enigmatici anelloni a nodi ritrovati deposti in sepolture femminili, tra Cupra marittima e Grottammare, posizionati sul pube delle defunte.
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