Storia delle nostre città Arezzo

St 2020/2144 min
Un viaggio ad Arezzo è un atto d'amore verso la Toscana più vera, dove il rapporto tra uomo, arte e natura è ancora legato a scenari e atmosfere che richiamano un passato glorioso e indimenticabile. Conosciuta nel mondo come Città della Giostra del Saracino, della moda, dell'oro, è stata sede della più antica università della Toscana e una delle prime al mondo. Un passato ricostruito da "Storia delle nostre città", in onda lunedì 21 settembre alle 21.10 su Rai Storia. Arezzo è sempre stato il passaggio naturale per chiunque volesse attraversare l'Appennino Tosco-Emiliano e ha sfruttato proprio il suo essere crocevia di importanti arterie di comunicazione per diventare grande ed affermarsi in differenti epoche, mantenendo sempre il suo ruolo di protagonista. Qui sono passati etruschi e romani, longobardi e carolingi, fino ai Medici fiorentini e agli Asburgo Lorena. Qui hanno lasciato le loro impronte Petrarca, Piero della Francesca, Cimabue. E qui, ancora oggi, si sente vibrare il suono della storia e delle antiche tradizioni che da secoli si ripetono nella stessa maniera. Di origine certamente etrusca, fu conquistata dai Romani nel 311, che la battezzarono Arretium trasformandola in un'importante stazione militare sulla via Cassia. Nel periodo augusteo, la città continuò a prosperare divenendo la terza città più grande in Italia, nota per i suoi manufatti ceramici. Nel III-IV secolo, divenne sede episcopale ed è una delle poche città la cui successione di vescovi è conosciuta per nome senza interruzione fino ai giorni nostri. Durante il primo medioevo la città romana venne demolita dalle invasioni dei barbari e in parte smantellata per riutilizzare le pietre nella costruzione delle fortificazioni della nuova città. Dello storico passaggio di Roma rimase in piedi solo l'antico anfiteatro. Il comune di Arezzo abbandonò il controllo del suo vescovo nel 1098. Per tre secoli si mantenne come città-stato indipendente, di tendenza ghibellina, opposta ai Guelfi di Firenze.
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