Speciale Tg1 "Mòla mia" (Non mollare)

St 2019/2067 min
Milleduecento morti per Covid. In Val Seriana, in poche settimane, se n'è andato quasi l'1% della popolazione. Un'ondata di dolore paragonabile solo al Vajont, per la violenza sconfinata e le dimensioni ridotte del territorio. A Speciale Tg1, il viaggio di Andrea Luchetta in Val Seriana dove tutto è precario, fragile, mimetico - una paura, un dolore che scavano sottopelle e richiederanno anni di lavoro. Una paura che si fa ansia crescente in vista dell'autunno. Per settimane è sfuggita persino la portata dell'epidemia. Molte persone sono soffocate nel proprio letto, appese a un centralino in attese infinite. C'è chi ha vegliato la madre fino all'ultimo respiro, accompagnandola con la morfina o con una preghiera; e chi si è visto portar via i propri cari all'improvviso, per ricevere dopo mesi un'urna cineraria e una cartella clinica. Risalendo il corso del Serio, il virus ha messo a nudo le fragilità del sistema sanitario lombardo, e la generosità dei suoi operatori. "Andrà tutto bene" sin dai primi giorni è apparso stonato in queste terre, come i canti sui balconi nel resto d'Italia. "Mòla mia", non mollare, è il mantra che la Bergamasca ha scelto come stella polare. E "Mòla mia" offrirà la bussola degli anni a venire, in un futuro che sarà in primo luogo una storia di riabilitazioni. Riabilitazione fisica per le persone uscite dalle terapie intensive, incapaci di sollevare un cucchiaino dopo settimane di coma. Riabilitazione psicologica, per chi ha visto la morte irrompere con tanta ferocia e non ha potuto nemmeno vivere il conforto di un abbraccio. E infine riabilitazione comunitaria, per un territorio che si è sentito abbandonato, e ha visto cadere una generazione, la più attiva nella cura degli altri.
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