Passato e Presente Il nucleare in Italia

ItaliaSt 2018/1940 min
All'inizio degli anni '50, quella che era stata la più distruttiva tecnologia militare mai inventata sembra anche poter offrire una soluzione definitiva a tutti problemi di approvvigionamento energetico dell'umanità. L'energia nucleare, in Italia e nel mondo, nasce all'insegna di un paradosso che ne accompagnerà tutto lo sviluppo, tra paura e speranza. Ne parlano il professor Giovanni Paoloni e Paolo Mieli in questa puntata di "Passato e Presente". Per circa un decennio, in pieno boom economico, l'Italia si trova all'avanguardia del nuovo settore tanto da diventare, a metà degli anni '60, il terzo produttore al mondo di energia elettronucleare. La crisi, però, è già cominciata: i conflitti politici all'interno del centrosinistra e la nazionalizzazione dell'industria elettrica stanno dirottando altrove i grandi investimenti pubblici; il movimento pacifista anti-nucleare inizia a prendere di mira anche il nucleare civile e non più solo quello militare. Agli inizi degli anni '70 diventò quasi impossibile per l'Enel superare gli ostacoli posti dalle comunità locali alla costruzione dei nuovi impianti. La resistenza al nucleare si allarga a settori sempre più vasti dell'opinione pubblica. L'incidente di Chernobyl, nell'aprile del 1986, rappresenta la pietra tombale sul programma nucleare italiano. Dopo la tragedia ucraina e le sue ripercussioni sul resto d'Europa, nessun partito in Italia, a eccezione di quello repubblicano, osa schierarsi con i No al referendum sul nucleare, promossi dal Partito Radicale, consultazione che avrà luogo l'8 e il 9 aprile del 1987. L'esito referendario segna la fine del nucleare italiano, ma non della ricerca.
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