La difesa della razza In memoria delle vittime dell'immigrazione: Soumaila Sacko

ItaliaSt 201846 min
Soumaila Sacko aveva 29 anni. Arrivava dal Mali da dove era emigrato tre anni fa , con un lungo viaggio prima attraverso il deserto e poi per mare, ed è morto il 2 giugno 2018 ucciso da un colpo di fucile a Rosarno, in Calabria, dove lavorava come bracciante con regolare permesso di soggiorno. Soumaila e due amici stavano prendendo della lamiera in una fabbrica dismessa per costruire, nella baraccopoli che ospita duemila lavoratori stranieri , un rifugio a prova di fuoco. Mentre le indagini hanno portato in carcere un calabrese di 42 anni, la morte di Sacko ha provocato scioperi, manifestazioni e una colletta popolare per riportare in Africa il suo corpo. Soumaila poteva essere uno dei tanti morti di immigrazione di cui spesso non si conosce neppure il nome. Invece il suo viaggio ha avuto un ritorno. Aboubakar Soumahoro, dirigente del sindacato Usb in cui anche Soumaila era impegnato, ha percorso sedicimila chilometri per riportare Soumaila a Sambacanou, il villaggio da dove era partito, e dove vivono la sua famiglia, la moglie Fatouma, la figlia di 5 anni Niuma. Gad Lerner ha ripercorso il viaggio di Soumaila. Dagli amici che erano con lui quando è stato ucciso alla famiglia, chi lo conosceva cerca di restituire a uno dei tanti migranti sbarcati in Italia la propria storia e la propria dignità di uomo. Un uomo, che insieme a tanti altri uomini, ha vissuto in condizioni estreme nei campi calabresi dove caporalato , n'drangheta e sfruttamento costringono i lavoratori a turni massacranti e paghe da schiavitù. Ma come si può vivere così? Gad Lerner lo ha chiesto ai lavoratori, alla famiglia, al ministro dell'Interno Matteo Salvini in visita alla baraccopoli di San Ferdinando.
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