Pier Paolo Pasolini: il santo infame Pier Paolo Pasolini: il santo infame

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Oltre trenta processi e decine di convocazioni in tribunale per i capi di accusa più diversi. Dagli "atti impuri in luogo pubblico", nel 1949, al sequestro del film "Salò", uscito postumo nelle sale: un rapporto tormentato quello di Pier Paolo Pasolini con la giustizia. Nell'anniversario della morte, lo ripercorre il documentario "Pier Paolo Pasolini. Il santo infame" - firmato da Daniele Ongaro per la regia di Graziano Conversano. Tra le vicende raccontate, il processo al romanzo "Ragazzi di vita", il procedimento per vilipendio alla religione di stato per il film "La ricotta", le decine di imputazioni per oscenità al film "Decameron", e un incredibile processo per rapina ai danni di un benzinaio che portò alla condanna di Pasolini. Testimoni di quegli eventi e del pensiero di Pasolini alcune delle persone a lui più vicine: il cugino poeta Nico Naldini, le amiche Adriana Asti e Dacia Maraini, colleghi come Ugo Gregoretti, e non mancano storici e ricercatori. Ma la biografia di Pasolini rivive anche attraverso un narratore, Libero De Rienzo, una sorta di esploratore contemporaneo sulle sue tracce, e un'Alfa Giulietta Sprint grigio metallizzato. E' l'auto che il poeta e regista usava per i suoi spostamenti per Roma, che attraverserà alcuni dei luoghi, reali o evocativi, legati alle vicende giudiziarie di Pasolini.
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