Report Caso Shalabayeva, Ablyazov: «Governo colpevole, Alfano strumento del Kazakistan»

St 2016/175 min
Mukhtar Ablyazov, il banchiere dissidente kazako, marito di Alma Shalabayeva, è ora un uomo libero. Dopo tre anni di detenzione è uscito dal carcere di Fleury-Merogis la notte del 9 dicembre scorso. Il Consiglio di Stato, massimo organo amministrativo francese, lo ha di fatto prosciolto dall'accusa di truffa per la somma di sei miliardi di dollari e ha negato alla Russia l'estradizione per il timore che venisse poi trasferito in Kazakistan. Nel 2001 Ablyazov rompe con il presidente, fonda un partito e finisce in carcere. Rimesso in libertà, a seguito delle pressioni di Amnesty International e del Parlamento europeo, compra la BTA Bank kazaka e la dirige fino al 2009 quando il governo ne chiede la nazionalizzazione. Ablyazov rifiuta e fugge a Londra, dove ottiene l'asilo politico ma poi, su richiesta del governo kazako, viene processato per frode. Accusa che lo seguirà anche in Francia. Da Londra si sposta in Italia con moglie e figli; nel maggio 2013 qualcuno lo avverte che i kazaki sono ancora sulle sue tracce. La questura di Roma, sollecitata dall'ambasciatore kazako Yelemessov, piomba nella sua casa di Casalpalocco il 31 maggio, ma lui è già in viaggio verso il confine francese. Dopo la sua fuga, la moglie Alma e la figlia Alua di 5 anni vengono prelevate dalla polizia italiana ed espulse verso il Kazakistan. Il nostro ministero dell'Interno, allora guidato da Angelino Alfano, aveva così permesso a un paese come il Kazakistan di tenere in ostaggio la famiglia di un dissidente. Espulsione che poi qualche mese dopo l'Italia è costretta a rimangiarsi; mentre oggi presso il tribunale di Perugia sette poliziotti, un giudice di pace e tre diplomatici del Kazakistan devono rispondere di sequestro di persona e altri reati.
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