Riso amaro 19/06/2018

St 2017/18 3 min

"Dopo le navi delle Ong, potremmo fermare anche quelle che arrivano nei nostri porti cariche di riso cambogiano". Con queste parole il ministro dell'Interno apre la sua nuova frontiera: "Siamo pronti a bloccare le navi cariche di riso asiatico". Una risposta rapida a problemi annosi per i produttori di riso nostrani, messi in ginocchio dalla concorrenza sfrenata dei chicci asiatici. Tutto inizia quando il mercato europeo è impazzito per il riso Indica, provenienza Cambogia. Spinti dagli incentivi Ue, molti risicoltori italiani hanno iniziato a produrre questa varietà. Ma nel 2008 sono arrivati i problemi: per agevolare i Paesi in via di sviluppo, la UE ha stipulato accordi con Paesi del Sud Est Asiatico come Laos, Myanmar, Bangladesh e Cambogia: su tutti i prodotti importati nel territorio dell'Unione da questi Paesi, i dazi sono stati azzerati. Con il risultato che nel 2016 c'è stato un incremento delle importazioni del 3600%. Un'offerta smisurata che ha avuto come conseguenza il crollo del prezzo del riso. Molti dei nostri produttori hanno provato a sopravvivere abbandonando le colture di Indica per lanciarsi su quella di chicci italiani (come l'Aborio) e causandone di fatto il crollo del prezzo. La soluzione a questo cortocircuito è davvero bloccare il riso cambogiano? Stiamo andando incontro alla guerra dei dazi? O è solo iniziata l'era del sovranismo economico? Il nostro Fabio Trappolini ci racconta la storia di chi vive di e nelle risaie.

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