Agorà

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Un servizio di Fabio Trappolini - "Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene". Aveva trent'anni Michele, ha deciso di farla finita l'ultimo giorno di gennaio. Prima però ha scritto una lettera. "Ho vissuto (male) per trent'anni. Qualcuno dirà che è troppo poco", scrive come incipit Michele. Michele dice di essere "stufo di fare sforzi senza ottenere ri-sultati, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili". Parole che mettono in evidenza il dramma della precarietà, quella fotografata dall'Istat con l'indice di disoccupazione che tra i più giovani (15-24 anni) ha toccato il 40,1%. "È una realtà sbagliata - spiega Michele - una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni e insulta i sogni". Il nostro Fabio Trappolini è andato a Udine, città di provenienza del ragaz-zo, per parlare con familiari e amici e capire i contorni di questo tragico gesto.
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